domenica 28 febbraio 2021

domenica ~ spalanca le porte

 

Negli Yogasutra di Patanjali viene descritto come la mente e i suoi contenuti - processi psichici, emozioni, ricordi, ragionamenti-, i suoi condizionamenti, le impronte inconsce sulla psiche e le contaminazioni mentali, siano altro 
dalla pura coscienza, dal nostro autentico Sé.
La coscienza riluce oltre tutte queste forme della mente ed è ciò che siamo realmente
La mente è l'osservatore tra la materia e la coscienza ed ha la capacità di prendere sia la forma dell'una che dell'altro.
Ciò vuol dire che attraverso la meditazione 
è possibile avvicinare sempre più la mente all'origine di ciò che siamo e permetterle di impregnarsi di quella luce, tanto da manifestarla all'esterno.

Fa eco, nel mio profondo,
a questa meravigliosa dinamica delle parole degli Yogasutra, una delle esperienze del Cristo 
che è - dovrebbe essere - il navigatore delle nostre storie: l'esperienza taborica.

Sul monte Tabor, narrano i vangeli sinottici, 
il Cristo si trasfigura.
"E avvenne che mentre egli pregava" (Lc 9, 29)
"fu trasfigurato dinanzi ad essi (Pietro, Giacomo e Giovanni n.d.r), e il suo volto risplendette come il sole, le sue vesti divennero bianche come la luce" (Mt 17, 2) "E apparve loro Elia con Mosè, e stavano conversando con Gesù" (Mc 9, 4).

La coscienza riluce 
attraverso il corpo-mente e oltre il corpo-mente.
Il visibile e l'invisibile (Elia e Mosè) 
si manifestano senza soluzione di continuità. 

Questa è la nostra storia. 
Questa la destinazione del viaggio. 

Ci narrano i sinottici che, mentre Pietro, 
un pó spaesato cercava di formulare parole 
che dicessero lo stupore, 
una nube li coprì con la sua ombra e 
dalla nube una voce diceva: 
"Questi è il mio figlio, il diletto, ascoltatelo" (Mc 9, 7).

Anche negli Yogasutra, al termine per percorso, si afferma che nel lasciar andare, entrando nella 'nube della virtù', avviene il vero salto nella luce. Non c'è più meditazione. Solo resa.

Ogni giorno è il Giorno 
(per questo lo scrivo sempre con la maiuscola)
in cui tornare alla nostra vera essenza. 
Il Giorno per spalancare le porte
a chi sono davvero.
Dentro la carne dei giorni più facili e di quelli più difficili. 

Questa è la strada. 
Questa è la destinazione. 

Non è il dolore la nostra finalità, 
non la sofferenza.
In croce, come Cristo, siamo in 'collocazione provvisoria' - diceva don Tonino Bello -.
È il Tabor la luce che siamo e che collega visibile ed invisibile.
È il Tabor che Cristo addita con la sua vita: una esperienza di luce anche nel dolore della morte.

Dio, il Dio di Gesù Cristo, non è Signore della morte ("se Dio ci ha mandato questo lo accetto" sento spesso dire e mi sembra una bestemmia!).
È il Dio della vita dentro e oltre ogni morire.

È luce nell'ombra.

Non avrei dato mai la mia vita in mano ad un Dio che mi vuole sofferente: è la luce che ha disseminato, anche dentro le mie ferite! 

La liberazione (kaivalya), affermano gli Yogasutra, è il riposo dello spirito nella pura coscienza che siamo.

Arrendiamoci a questo.
Dentro la vita di tutti i giorni. 

Buon Giorno Nuovo, 

Marianna

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