18. L’albero del Nome
C’è stato un
tempo in cui tutto ciò che desideravo era essere sepolta nell’oblio
per ritirarmi in un eremo solitario
a cantare il Nome
che mormora il mio cuore.
C’è stato un tempo senza parole, in cui
le poche parole pronunciate erano troppe.
E’ stato un crogiuolo, una fucina per
forgiare la mia spada.
E’ su questa strada del desiderio che ho
trovato la vita che oggi mi onoro di vivere, è grazie a quell’anelito che ho
spalancato il cuore al ‘Tutto Possibile’, fino a sposare Antonio, fino a ricevere
il dono di Francesco e Irene.
Fino a ricevere la vita che era in serbo
per me.
Vi ho parlato del mio Noce.
E’ lui una chiave del mio segreto più grande.
Alla sua ombra ho imparato ad accogliere
l’invisibile.
Dal regno delle fate della mia infanzia
selvatica sono stata condotta verso l’Essere che permea tutte le cose, che dà
la vita, che crea continuamente.
Prima le sue radici e il suo tronco sono
stati per me il confronto con la potenza e la terrosità del Figlio di Dio.
Poi i suoi rami, su cui mi rifugiavo,
sono stati la tenerezza del Padre.
E, infine, lo stormire del vento fra le
foglie… il Suono Sottile del Silenzio.
Ho lasciato il Noce quando ha terminato
il suo ruolo di maestro.
Una piccola cosa, quel Noce come tanti
in un prato come tanti.
Ha condotto la mia storia - fuori come
dentro - ad una comprensione non più semplicemente razionale del divino in me e
in tutte le cose, ma dei sensi e del senso
del cuore.
Ci sono migliaia di piccole cose che, se
illuminate, possono cambiarci un giorno e, infine, tutta la vita.
Basta aprire la porta.
Nei sensi e poi oltre i sensi
c’è un mondo senza fine
e siamo noi: meravigliose trinità di
corpo, mente e cuore,
che camminano, a piedi nudi, nella
storia.
N.B.
Se vuoi leggere gli altri capitoli
vai al link Elenco di piccole cose che possono cambiare una giornata (ed infine anche la vita)
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